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Lot n° 226

Giuliano Giamberti detto Giuliano da Sangallo

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Firenze 1443/45 - 1516 Cristo Crocifisso Scultura in legno policromo, cm. 41,8x41,8 (scultura), cm. 82x44,5 (croce) Bibliografia: Margrit Lisner, Holzkruzifixe in Florenz und in der Toskana: von der Zeit um 1300 bis zum frühen Cinquecento, Bruckmann, Monaco, 1970, p. 127, tav. 202, descritto alle pp. 88 e 105, nota 120, tav. 210 particolare della testa, pp. 91, 92, tavv. 217, 218; Per la storia della scultura. Materiali inediti e poco noti, a cura di Massimo Ferretti, Antichi Maestri Pittori, Allemandi, Torino, 1992. Attestato di libera circolazione. Giuliano da Sangallo, architetto, ingegnere militare, scultore e intagliatore, fu una figura fondamentale della cultura rinascimentale fiorentina e italiana. Erede e originale interprete dell'opera di Filippo Brunelleschi (1377 - 1446), elaborò un contributo fondamentale nella codificazione dei principi architettonici del primo Cinquecento. Figlio di Francesco Giamberti, architetto militare e fratello maggiore di Antonio detto il Vecchio (1455 ca. - 1534) e zio di Antonio il Giovane (1484 - 1546), ambedue importanti architetti continuatori della tradizione brunelleschiana, Giuliano, ventenne, completò la sua formazione a Roma dal 1465, studiando i monumenti architettonici antichi dei quali lasciò una documentazione preziosa nei suoi Taccuini da disegno. Iniziò la sua attività di architetto verso il 1480, come architetto militare delle fortificazioni di Colle Val d'Elsa e di seguito al Poggio Imperiale di Poggibonsi, e alle fortezze di Ostia, Nettuno, Arezzo e Borgo Sansepolcro. Nel 1489 con Simone del Pollaiolo detto il Cronaca (1457 - 1508), altra decisiva figura della generazione post brunelleschiana, progettò la Sacrestia di Santo Spirito, in Oltrarno, ultima chiesa del Brunelleschi (progetto del 1436 ca., inizio lavori nel 1444), il Palazzo Gondi (dal 1490), e successivamente la Villa Medici di Poggio a Caiano, iniziata poco dopo il 1480, edificio prediletto di Lorenzo il Magnifico, la più bella di tutte quelle medicee, che costituì, con la sua novità della doppia scala rampante che porta dal peristilio di base all'ingresso centrale concepito come fronte di un tempio classico antico, il modello straordinario di tante ville successive dell'architettura europea. Nel 1485 iniziò la Chiesa di Santa Maria delle Carceri a Prato, che con la sua pianta centrale a croce greca costituisce uno degli edifici sacri più originali di tutto il primo Rinascimento. Nel 1490 ca., al colmo della sua fama come architetto, progettò il Palazzo dei Tribunali di Napoli e il Palazzo per il re, e fu presente come progettista in alcuni dei centri più importanti dell'architettura tardo quattrocentesca come Milano e Loreto. Infine nel 1514 affiancò Raffaello nella Fabbrica di San Pietro a Roma, dopo la morte del Bramante, e partecipò nel 1515, un anno avanti della morte, al concorso per la facciata della chiesa brunelleschiana di San Lorenzo, vinto da Michelangelo e mai compiuta. L'attività di Giuliano da Sangallo come scultore si espresse in opere esemplari come il rilievo della Tomba Sassetti (1485-88, Firenze, Chiesa di Santa Trinita), in cui appaiono evidenti i frutti del suo studio dell'arte romana, e al pari nell'attività di intagliatore. Il Cristo Crocifisso qui presentato è un esempio alto delle sue qualità plastiche e testimonia la sua tecnica perfetta di scultore ligneo. Il modello risale al capolavoro del Crocifisso ligneo (1420 ca.) del Brunelleschi della Cappella Gondi di Santa Maria Novella scolpito in gara con il Crocifisso di Donatello, destando il suo stupore, secondo l'aneddoto raccontato dal Vasari. Del Crocifisso brunelleschiano questo del Sangallo assume l'asciutta compostezza e sobrietà secondo una visione architettonica del corpo umano misurata nella perfetta unità spaziale costruita con la Croce e insieme sembra svolgere l'idea del corpo di Cristo come misura del mondo. Margrit Lisner ha ricondotto il Crocifisso a quel gruppo di opere variamente legate al Sangallo nella tradizione fiorentina cinquecentesca assegnandolo senza dubbi alla mano dello scultore. Rispetto ai Crocifissi che la Lisner ha assegnato a Francesco da Sangallo, questo di Giuliano appare dunque, nell'asciutta compostezza del corpo, più brunelleschiano.

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