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Lot n° 80

Crespina istoriata in maiolica policroma

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Decoro interno esteso a tutta la superficie raffigurante scena con Pan e Siringa e paesaggio turrito sullo sfondo, sotto la base reca la scritta "Siringa in canna", cm. 6x24,5 ø, Pesaro, metà XVI secolo. Alcune sbollature di cottura e una filatura nella metà inferiore destra. Di elevata qualità stilistica la scena raffigurata corrisponde a un passo delle Metamorfosi di Ovidio: "... e come Pan, mentre credeva di aver stretto Siringa, invece del corpo della ninfa si fosse trovato in mano un fascio di canne palustri; inoltre che, mentre sospirava su di esse, il movimento dell'aria aveva provocato un suono flebile e simile a un lamento, infine, che il dio avvinto dalla novità dell'invenzione e dalla dolcezza del suono aveva esclamato «Questo sarà il mezzo di colloquiare con te» e così congiunte con la massa della cera le canne diseguali tenne vivo il nome della fanciulla" (Ovidio, Metamorfosi, I, 705-710). Il pittore ha dipinto una scena in cui le ninfe occupano il centro della composizione, il dio innamorato è raffigurato in alto a destra mentre cerca di afferrare la ninfa subitamente trasformata in canna, di cui si intravede solo il volto. L'episodio è associato all'invenzione della zampogna (siringa) di cui il dio silvestre sarebbe stato l'ideatore. Antichissima divinità dei boschi Pan, figlio di Ermes (Mercurio) e della ninfa Penelope, era nato con i piedi di capra, le corna sulla fronte, una lunga barba e il corpo villoso. Anch'egli, come Marsia, gareggiò con Apollo nell'arte musicale, la sua zampogna contro la cetra del dio olimpico. L'elemento orgiastico, la tendenza al chiasso e alla selvaggia eccitazione d'animo erano caratteri inerenti a questa divinità. L'indicazione tramandata di Pesaro, come luogo di produzione di questa maiolica, può essere attendibile, anche se non si possono escludere Faenza e Urbino (Casteldurante), come altri possibili centri di produzione. Il significato letterario e allegorico della scena dipinta attesta senza dubbio una committenza legata alla cultura classica dell'aristocrazia cinquecentesca, tipica delle corti signorili, così come conferma la qualità del dipinto stilisticamente molto aderente al gusto classicista della "citazione" di statue antiche nei tre nudi femminili che dominano la scena.

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