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Lot n° 3

Madonna con Bambino in marmo bianco. Scultore...

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altezza cm 90., Il gruppo scultoreo dalle eleganti proporzioni raffigurante al Vergine nell’atto di offrire a Gesù Bambino che stringe nudo tra le braccia, una mela che idealmente sostituisce la sfera terrestre a simboleggiare la sua missione di Salvator Mundi, si colloca nella produzione genovese del primo Settecento, ancora influenzata dai modi manieristi della scultura tardo-cinquecentesca. La scultura, come bene spiega Gianna Roccatagliata nella scheda che accompagna l’opera, è da ascrivere ad un artista “...operante a Genova nella prima metà del XVII secolo, seguace dei Carbone, dei Pellone, degli Orsolino e dei Casella...”, e continua: “la stessa iconografia della scultura, anche se abbastanza inconsueta, ma che vuole rappresentare negli atteggiamenti il tema del colloquio e del rapporto intimo tra madre e figlio, il panneggio del manto che avvolge la figura della Vergine e forma alcune pieghe che lasciano vedere il movimento della gamba leggermente flessa in avanti, assieme al volto atteggiato al sorriso ed ai riccioli del Bambino, ricordano, anche se eseguiti in maniera più semplificata, la statua del monastero di Santa Chiara a San Martino e un’altra scultura che si trova nella Chiesa delle Vigne, entrambi lavori di Tommaso Orsolino ed anche opere di Leonardo Mirano, come quelle che ad esempio si trovano nella SS. Annunziata del Vastato e nella chiesta di Sant’Ilario”. Dei molti autori operanti in Liguria tra il XVI e il XVII secolo citati dalla Roccatagliata riteniamo ragionevole avvicinare la nostra Madonna all’ambito più prossimo di Tommaso Orsolino o alla sua bottega, come dimostrano alcuni riscontri stilistici citati nella scheda, a cui aggiungiamo il raffronto del volto Bambino con quello del putto che cavalca un tritone della fontana ubicata a Palazzo Rosso in Genova, opera dell’Orsolino

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